Il calzino spaiato era là, sullo stendino insieme a tutti gli altri vestiti ad asciugare. Si sentiva solo, si guardava intorno e non riusciva a vedere il suo doppio, la sua controparte, l’altro calzino. Volato via con il vento, pensava, e probabilmente era scomparso così. Una gamba di un paio di jeans cercava di consolarlo, di tirarlo su. "Facile per te parlare, sei cucita insieme all’altra gamba, nessuno vi separerà mai…" gli rispondeva. La gamba guardava la sua doppia e rimaneva un po’ triste, ma non sapeva che altro fare. Un pantalone di un pigiama cercò di consolarlo "In fondo anche la mia maglia potrebbe volare via." Il calzino continuava a guardarsi intorno, per niente consolato. Immaginava la sua vita d’ora in poi…che cosa avrebbe fatto? Sarebbe diventato strumento di piacere onanistico per qualche ragazzino brufoloso? Sarebbe stato buttato via? E intanto immaginava il ritorno nel cassetto della biancheria.
Lì si sarebbe trovato costantemente fuori luogo in mezzo a tutte le altre paia di calzini. E le mutande lo avrebbero guardato fiere dall’alto della loro insopportabile individualità. In fondo, che senso ha essere un calzino spaiato? E si chiedeva che fine avesse fatto l’altro calzino, dove fosse volato. Ma sapeva che non sarebbe mai tornato, ne era consapevole, eppure non riusciva a rassegnarsi all’idea di questa separazione. Da quando si erano incontrati sembrava che fossero stati creati per un unico scopo, quello di stare insieme. Eppure qualcosa li aveva separati. "Come faccio a rassegnarmi?" Si chiedeva. Avrebbe d’ora in poi vissuto in maniera solitaria, o sarebbe stato buttato via? Sì, buttato via, magari, almeno non avrebbe più sofferto.
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