C’è una questione grave che non riesco mai a risolvere, è il mistero del calzino scomparso.
Per quanto mi impegni, e giuro lo faccio veramente, spesso e volentieri mi ritrovo con i calzini spaiati.
Non ho ancora scoperto come questo succeda, se scompaia in lavatrice, si nasconde nel cassetto oppure se lo mangia la tartaruga. Il fatto è che il conto non torna mai.
Il calzino fuggitivo a volte ritorna, quando ormai avevo perso le speranze e subito ne sparisce un altro. Forse giocano tutti quanti a nascondino e ovviamente a qualcuno tocca cuccare. E’ un problema diffuso, ed è uno dei misteri più misteriosamente misteriosi che inquietano il genere umano.
Ceste di calzini spaiati che, dico io, dicono tutti, pure se fossero andati a finire sotto il letto, dietro i mobili, in un altro bucato, dentro a una scarpa, prima o poi uscirebbero fuori e si riappaierebbero, e invece no: il secondo calzino scompare inghiottito da qualche entità astrale, scompare nel buco dell’ozono....e tentare di interrogare i miei animali domestici ?…magari ne sanno più di quanto possa immaginare.
Qualcuno dice che, lavati in bucati diversi, magari si tingono e uno non li riconosce più come coppia: niente di più falso. I calzini spaiati hanno fogge completamente diversi, e non credo che il bucato cambi loro anche la trama del tessuto, il modello e il disegno.
L’unica soluzione che ho trovato sarebbe quella di comprare tutti i calzini uguali, ma tutti tutti. Così non sarebbero più spaiati, solo ogni tanto qualcuno rimarrebbe da solo, per un po’ di tempo, ma almeno la mattina non impazzirei a vestirmi...
Cosa succede quando un’incontro termina, quando finisce una storia, quando una persona alla quale tieni, alla quale vuoi bene non c’è più o quando vola in cielo un nonno, un genitore, una persona all’improvviso?
A parte il dolore della perdita, dell’abbandono, del lutto sicuramente molto forte, il dolore è anche per tutte quelle cose che non sono state dette e non sono state fatte con l’idea che si potevano fare dopo.
Quelle cose lì in realtà sono un canale dove passano dei sentimenti d’amore e se viene troncato così fortemente ci irrigidisce, ci paralizza. Perché l’amore è fluido, l’amore è un continuo movimento, è un qualcosa che si muove, come dei fiori che si aprono, le parole che si dicono, le carezze che si fanno…è un sentimento che si scambia, che va e viene e questo flusso è presente continuamente.
Se questo flusso si blocca, se si interrompe lo scambio con una persona, perché ad esempio ti ha lasciato all’improvviso…..perchè ha detto basta o perché il suo cammino era terminato e ti senti ancora di voler dire delle cose o viverle ancora, tutto rimane dentro e si pietrifica, si cristallizza e diventa una cosa pesante.
Allora importante quando si ha il tempo o si ha solo il momento di percezione di capire questa cosa, dirla subito….esprimerla, tirarla fuori, urlarla, cantarla, dipingerla, disegnarla, leggerla, comporre musica, farsi un dono….
E forse è vero che quando una persona se ne va continua a vivere dentro di noi: bisogna ospitarla nella propria intimità costringendosi quasi.....a donarle la vita più felice che si può.
Alda Merini parla appunto di quella parola che rimane dentro e ci devasta
Resta pur sempre a me quella parola
che non ti ho detto e che mi fa soffrire
cosa languente cosa morta e sola
ma come posso amore dirti e dire
che cosa m’aggredisce se son sola,
cosa più che di te mi fa patire
o io mi sento come una morta viola
che nessuno raccoglie e fa perire
dentro la terra senza che bellezza
venga mai vista in lei, senza che ampiezza
compia sopra ‘sto fiore il suo periglio
però a grazia d’amore io mi appiglio.
Prima del terremoto, Haiti era una delle mete favorite non solo del turismo sessuale "ordinario", ma anche di una precisa categoria di stupratori seriali: i pedofili.
Tra i pedofili, gli italiani non stanno certo a guardare, e come in tutte le classifiche del peggio, risultano ai primissimi posti. Tra gli stupratori seriali stranieri di Haiti, dopo americani e canadesi, le classifiche delle organizzazioni internazionali inseriscono al terzo posto gli italiani.
Dopo il devastante terremoto che ha colpito Haiti, il fenomeno della pedofilia si è impennato. Nei campi degli sfollati, i casi di stupri e pedofilia sono cresciuti in misura agghiacciante. E' sempre piu' facile stuprare donne e bambini in un Paese che già era poverissimo ed ora è completamente al collasso.
La polizia è inesistente, l'esercito e le "grandi missioni internazionali" si occupano d'altro, e gli unici in grado di offrire un qualche blando supporto sono le associazioni umanitarie.
Da settimane, Amnesty International denuncia questo nuovo dramma haitiano, e la realtà di campi di sfollati divenuti terreno di caccia per stupratori e pedofili, del posto o addirittura giunti appositamemente da Europa e Stati Uniti per approfittare della situazione con una garanzia quasi assoluta di impunità.
PalaDozzastrapieno, una folla impressionante fuori dal palazzetto a seguire l'evento, altre duecento piazze collegate sparse in tutta Italia, centinaia di migliaia di accessi sul web, tantissimi ascoltatori attaccati alla radio o alle tv locali, digitali e satellitari. Insomma,Raiperunanotte, la trasmissione organizzata da Michele Santoroin nome della libertà d'espressione, è stata uno straordinario successo e ha sonoramente beffato la censura parafascista del nostro aspirante dittatore in formato tascabile e della sua cricca di leccapiedi. Che però si sono fatti sentire anche nella giornata di ieri, con lo scagnozzo numero uno di Viale Mazzi Mauro Masi che blocca la diretta dell'evento su Rainews 24e con altri dirigenti della Rai impegnati a minacciare al telefono lo staff di Annozero, ricordando assurdi impegni per un'esclusiva che non c'entra nulla visto che l'iniziativa di ieri era promossa dal sindacato dei giornalisti.
Ora però, finita la festa, è essenziale vigilare affinché tutto torni alla normalità eSantoro,Florise colleghi possano tornare al loro lavoro, a portare informazione indipendente in una televisione che mai come in queste settimane ha toccato il fondo del servilismo e della propaganda di regime. Una tv dove spadroneggiano dei telegiornali che, come ha scritto qualcuno, assomigliano sempre di più ai cinegiornali dell'Istituto Luce, non a caso ieri multati dall'Acomper l'imbarazzante sproporzione tra tempo dedicato al partito del padrone e tempo dedicato all'opposizione. In media Tg1e Tg5hanno concesso al Pdlpiù del triplo dello spazio riservato al Partito democratico: di fronte a certi numeri anche gli arbitri venduti non possono evitare di fischiare. Anche se, multe simboliche o no, per ora tutto sembra destinato a rimanere com'è.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte
Scrivere, ad esempio : "La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.
Il vento della notte gira nel cielo e canta."
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .
Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho.
Sentire che l'ho perduta.
Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba la rugiada.
Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
E' tutto.
In lontananza qualcuno canta.
In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.
Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.
D'altro.
Sarà di un altro.
Come prima dei suoi baci.
Così come la sua voce, il suo corpo.
E i suoi occhi infiniti.
Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo ancora .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.
Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
.
Pablo Neruda
In rete gira uno scritto attribuito ad Elsa Morante che parla di Mussolini ma pare scritto per berlusconi.
Quando l'ho letto ho sentito una strana puzza: troppo moderno, sembra un editoriale di Travaglio. Una ricerca con Google mi ha permesso di trovare, purtroppo non ai primi posti, il documento originale.
Lo pubblico nel seguito con tutti i riferimenti. Lo faccio perchè penso che non si debba modificare il testo di un autore senza avvertirne il lettore.
Il testo è un po' più lungo, meno scorrevole per il gusto moderno, ma il paragone Mussolini/berlusconi è impressionante.
Il popolo italiano, poi, sembra essere solo peggiorato.
Roma 1° maggio 1945
Mussolini e la sua amante Clara Petacci sono stati fucilati insieme, dai partigiani del Nord Italia.
Non si hanno sulla loro morte e sulle circostanze antecedenti dei particolari di cui si possa essere sicuri. Così pure non si conoscono con precisione le colpe, violenze e delitti di cui Mussolini può essere ritenuto responsabile diretto o indiretto nell’alta Italia come capo della sua Repubblica di Sociale.
Per queste ragioni è difficile dare un giudizio imparziale su quest’ultimo evento con cui la vita del Duce ha fine.
Alcuni punti però sono sicuri e cioè: durante la sua carriera, Mussolini si macchiò più volte di delitti che, al cospetto di un popolo onesto e libero, gli avrebbe meritato, se non la morte, la vergogna, la condanna e la privazione di ogni autorità di governo (ma un popolo onesto e libero non avrebbe mai posto al governo un Mussolini). Fra tali delitti ricordiamo, per esempio: la soppressione della libertà, della giustizia e dei diritti costituzionali del popolo (1925), la uccisione di Matteotti (1924), l’aggressione all’Abissinia, riconosciuta dallo stesso Mussolini come consocia alla Società delle Nazioni, società cui l’Italia era legata da patti (1935),la privazione dei diritti civili degli Ebrei, cittadini italiani assolutamente pari a tutti gli altri fino a quel giorno (1938).
Tutti questi delitti di Mussolini furono o tollerati, o addirittura favoriti e applauditi. Ora, un popolo che tollera i delitti del suo capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi delitti.Perché il popolo tollerò favorì e applaudì questi delitti? Una parte per viltà, una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché Mussolini era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel miglior dei casi come dei fessi (parola nazionale assai pregiata dagli italiani).Si rendeva conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti? Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosìffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo tornaconto.Mussolini,uomo mediocre, grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo italiano contemporaneo.
Presso un popolo onesto e libero, Mussolini sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un modesto seguito e l’autore non troppo brillante di articoli verbosi sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio provinciale, un po’ ridicolo a causa delle sue maniere e atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido, in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.
In Italia, fu il Duce. Perché è difficile trovare un migliore e più completo esempio di Italiano.
Debole in fondo, ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio. Corruttore. Presuntuoso: Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale. Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità, se fa della beneficenza è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita.
Come la cocotte che si vende al vecchio e ne parla male con l’amante più valido, così Mussolini predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più servirsene, così Mussolini con le masse. Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le disprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla mimica dei sentimenti , anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare.
Gli si confà la letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo Puccini). Della poesia non gli importa nulla, ma si commuove a quella mediocre (Ada Negri) e bramerebbe forte che un poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo.
Non capisce nulla di arte, ma, alla guisa di certa gente del popolo, e incolta, ne subisce un poco il mito, e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti , i sinceri, gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando.
Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com’è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s’immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare.
Storia del calzino giallo e del gatto che lo fece sparire
mi trovera’ mai qui...he he he
Quella gatta sa il fatto suo..chissa’ se la disadattata si e’ accorta che sa far scattare le mollette da bucato..mi dispiace per mio fratello, pero’ , lui non e’ riuscito a fuggire; Lei l’ha ripreso e chiuso di nuovo in quel cassetto..ma io sono libero, libero!!
Uhm…
La liberta’ non e’ proprio quello che credevo. Qui e’ buio e puzza, invece nel cassetto era buio uguale ma almeno profumava…urgh che succede? Nooo il gatto rosso...che vuoi? Vattene!! Sono proprieta’ di tua sorella la gatta nera, non puoi prendermi nooo nooo lasciami
Oddio mi gira la testa, quel rosso e’ pazzo, ve lo dico io, pazzo da legare..mi ha fatto fare il giro di tutta la casa, mi ha roteato sul letto, sotto il letto, in cucina, sopra la cappa, sul divano, sotto la libreria non so dove sono, chi sono, fratello dove sei, aiuto, salvatemi
Oh..
sei tornata
Mi hai trovato, brava
Rimettimi nel nascondiglio
ATTENTA ARRIVA IL ROSSO
NOoo SCAPPA, BRAVA FUGGI, AIUTO CI ATTACCA
CI ATTACC
…
Ecco, l’hai rotto
No non sono stato io, tu tu l’hai rubato
Io l’ho rubato e messo al sicuro, tu me l’hai stappato di bocca e adesso e’ rotto, animale, violatore, stupratore di calzini, ingestibile razza di ..
Noooo io non lo volevo rompere NON LO VOLEVO ROMPERE ci volevo giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare giocare
Non e’ UNA COSA CON CUI SI GIOCA STUPIDO!!
E allora tu perche’ l’hai preso??PERCHE’??
…Perche’ aveva l’odore della disadattata…
Oh ..
ma allora tu..
le vuoi bene…
No, non mi interessa niente, e’ solo che ha un buon odore. PROFUMA
Siiiiii profuma di mammaaaaaaaaaa di buono e poi e’ morbida e
E piantala idiota che nervi..adesso che facciamo
Tanto lo ha capito che lo abbiamo rubato noi
Si ma prima o poi si aspetta di trovarlo da qualche parte..adesso, invece..
Dobbiamo nasconderlo senno’ ci punisce e poi strilla e poi piange e poi dice il mio calzino dov’e’ l'altro calzino dov..
Zitto ho detto. Fammi pensare
E cosi’ muoio
Per un briciolo di liberta’ che non ho mai nemmeno assaporato
Non vedro’ piu’ i suoi piedini numero 35, gli unici piedini da adulta che potevano portarmi, me, calzino giallo taglia mignon
Muoio, rotto in piu’ punti, devastato dalla furia felina
Muoio qui, sul frigorifero, dove non ha mai pulito da un anno e mezzo; un angolo dimenticato da Dio ma non da quei due maledetti gatti
Muoio
Addio calzino giallo
Ormai sei sparito da due settimane e ho capito come sono andate le cose.
So che sei su quel dannato frigofero, perche’ e’ l’unico punto di casa dove non ho guardato e perche’ ogni volta che mi avvicino al frigo i due mentecatti iniziano a guardarsi tra loro e poi si vanno a nascondere chissa’ dove e non escono piu’ per almeno due ore e anche dopo che escono girano guardinghi e fanno un’aria innocente che si capisce subito che sono colpevoli
E’ in libreria il nuovo romanzo diVauro, il famigerato vignettista al centro di numerose polemiche per i suoi interventi adAnno zero. Torna a parlare in questo nuovo libro di persone ai margini. Il protagonista è Madut, un ragazzo del Sudan figlio di una popolazione di pastori che, giunto a Roma per sfuggire alla guerra, si ritrova in una lavanderia a gettoni a mettere da parte in una scatola i calzini dimenticati dai clienti.
La sua storia si intreccia con quelle di altri immigrati, ma anche di prostitute, preti e poliziotti. Alcuni di loro si muovono di soppiatto nella bella capitale, che in apparenza accoglie, ma poi relega in pochi spazi adibiti ai diversi. Dice l’autore: “Questo libro ha un titolo particolare, La scatola deicalzini perduti, perché i calzinisono quelle cose che rivestono i nostri piedi, che ci permettono di camminare, di spostarci, di muoverci e questo libro parla di cammini. In particolare del cammino di un africano che viene da una tribù di persone che vivono a stretto contatto con le mandrie.”
Vauro è stato in quei luoghi di cui parla e ha conosciuto la gente della tribù deidinka, che definisce dotata di “un’allegria quasi magica”. Non è questo, come si potrebbe pensare, un romanzo sulla tragedia dell’immigrazione, perché Madut si ritrova a Roma per caso, non arriva su un barcone, ma in aereo e lui stesso non si percepisce come immigrato; si vede più portato in un luogo diverso da qualche forza magica.
La scatola dei calzini perduti Vauro Senesi Piemme, 2009 € 17,50
"Dove andranno mai a nascondersi i calzini spaiati? Si saranno rifugiati sotto al letto? Ai piedi delle scale? O al fondo d'un cassetto? Sarà la loro casa il risvolto d'una federa, o quell'angolo di lenzuolo? Dove andranno mai a nascondersi i calzini svaniti? E' la centrifuga che li lancia via lontano, verso mète fantastiche ma a noi del tutto ignote, o in quel jeans fin troppo stretto dove si sentono al riparo? Dove andranno mai a nascondersi i calzini smarriti? Saranno incastrati dietro ai termosifoni per via del gelido inverno? O trascinati dal vento a causa d'una molletta poco giudiziosa? Dove andranno mai a nascondersi quei calzini così inspiegabilmente evaporati? Quelli gialli e quelli blu, quelli neri e quelli bianchi, quelli a righe e quelli a pallini, quelli di Bob the Builder e quelli dell'Uomo Ragno, quelli di lana e quelli di cotone. In quale misterioso luogo della casa si radunano in complotto, confabulano e aizzano? Dov'è il loro centro smistamento, il loro quartier generale? Dove andranno mai i calzini smarriti? Quelli che alla sera sono nella cesta del bucato e la mattina sono spariti. Quelli che nell'oblò infili appaiati e poi ne escono spaiati? Quelli che vanno in coppia dentro ai cassetti e poi ne escono divorziati? Dove andranno mai quei calzini, che non importa quanto li cerchi, non verranno mai mai mai più ritrovati?"
IL MISTERO DEL CALZINO SPAIATO(E UNA POSSIBILE SOLUZIONE)
DI ROBERTO VENTURINI
Che cos´è il genio? Quella indescrivibile abilità di trovare soluzioni tanto semplici da lasciarci a bocca aperta e farci dire “ma perchè non ci ho pensato io”.
In questo caso il mio personale premio al colpo di genio va al signor Edwin Heaven, che ha dato un rimarchevole contributo allo sviluppo dell´umanità, dando soluzione al più grande dei piccoli problemi che ci affliggono. Il problema in questione è ilmisterodel calzino scomparso, detto anche "non aprite quella lavatrice" (perchè se la aprite, oltre al calzino, si mangia anche voi). È un ben noto corollario della legge di Murphy che la probabilità (P) di trovare in un tempo ragionevole (T) due calzini che si accoppino (almeno ragionevolmente) sono inversamente proporzionali alla fretta che avete (f), all´importanza dell´occasione (i) e della probabilità che dobbiate esibire i calzini (Pc).
Detto in parole povere, la funzione Pt(f,i,Pc) ovvero la probabilità di trovare un paio di calzini appaiati è praticamente zero se siete orrendamente in ritardo per uscire a cena con la donna più bella che abbiate mai conosciuto, donna che vi ha preannunciato che dopocena vi porterà a casa per mostrarvi la sua collezione di argenteriadell´Andhra Pradesh. So di gente che ha cercato di bluffare indossando il calzino porta cellulare, tentando di rifarsi alla tradizione nautica di indossare calzinispaiatiper aiutare il navigatore a distinguere il babordo dal tribordo.
Mentre la scienza cerca soluzionisuggerendocidi comportarci come animali e aziende poco visionarie cercano di mettere una pezza al problema, proponendoci vari tipi diaggeggiche mantengano le calze unite durante il lavaggio, il signor Heaven ha trovato una soluzione ben più radicale al problema: vendere le calze non a coppie ma a triplette, sotto il dinamico brandThrox. Allo stesso prezzo di un paio di calze, lui ne propone infatti tre, in modo da rendere molto più complicato l'attentato da parte della lavatrice. E le calze terzinate rappresentano anche un buon "value for money" perchè, ruotando su tre calze, l´usura diminuisce sensibilmente e l'investimento dura molto più a lungo. Inoltre, come suggerisce la trasgressivapubblicità di lancio del prodotto, con tre calze le possibilità d'uso del capo si moltiplicano notevolmente.
Le originale calze sono prodotte negli Stati Uniti in taglia unica e vendute anche online al modico prezzo di 9 dollari. Presentano comunque due seri inconvenienti rispetto agli standard del nostro mercato: il primo il formato rigorosamente corto (se volete tentare il suicidio sociale...) e le fantasie del tessuto che da noi garantirebbero al portatore l'immediato ricovero in un centro di riabilitazione psichiatrica. Complimenti dunque all'inventore ma, ahimé, per noi italiani la soluzione resta sempre quella di comprare le calze a dieci per volta, rigorosamente tutte uguali, nell'arduo tentativo di riuscire un giorno ad infilare la mano nel cassetto ed estrarne due calze appaiate al primo colpo.
Riporto qui il decalogo per scrivere un blog, copiato pari pari da SIFOSSIFOCO:
1. Quando scrivi un post non far finta che non sia importante. Anche se può giustificarne l'eventuale mediocrità o la leggerezza come un gioco, è solo una pessima scusa: una dichiarazione pubblica di pigrizia.
2. Ogni tuo post è importante. Fa che sia il più importante. E' un atto di condivisione e comunicazione fortissimo, a cui affidi il compito di richiamare l'attenzione di altre persone. Da ogni parola detta o scritta può nascere la scintilla di un'idea capace di cercare in chi ti legge quello che desideri e di cambiare il futuro proprio come vorresti tu.
3. Le parole che usi scrivendo e gli argomenti, sono un comportamento. Quanto più la forma è corretta e il contenuto è nuovo e interessante, tanto più migliori il tuo mondo e quello di chi ti sta attorno o viceversa. Che tu lo capisca o no, comunque sei responsabile di ogni tua azione: sforzati di essere quello che vuoi, non quello che sei.
4. Quando scrivi, mantieni vivo l'esercizio della memoria e della lingua. Parla di sentimenti, storie e situazioni che sono comuni alla tua gente, usa e mantieni svegli i vocaboli della tua terra. Per l'appiattimento, la globalizzazione e le bugie credibili, bastano i potenti della terra, i grandi media istituzionali e la pubblicità.
5. Quando scrivi, parla di cose che conosci, usa la fantasia e stupisciti. Se sei capace di stupirti tu, stupirai anche il pubblico. E anche se non hai un pubblico grande come quello che vorresti o meriteresti, comunque ne sarà valsa la pena.
6. Sforzati di scrivere meglio di come già sai. Ogni sforzo è sempre premiante e premiato. E qualsiasi sia il tuo grado di ambizione, non è con le relazioni e le raccomandazioni, ma con la qualità, che riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi.
7. Ogni blog, anche il più modesto, ha due valori nuovi e potenti rispetto ai media così come li conosciamo: è libero da padroni e non è al servizio della pubblicità. Che abbia cinque lettori o cinquemila è comunque questa la sua forza, la sua credibilità e la sua ragion d'essere.
8. Se parli dell'opinione di un altro, giornale o blog o altro, o consigli un acquisto: aggiungici del tuo. Poco o tanto che sia, eviterai di essere solo l'altoparlante di un pensiero non tuo.
9. Ogni blog ha due tipi di lettori: quelli che commentano, perché ti sono amici o nemici, e quelli che leggono in silenzio. Ecco sono questi ultimi che ti giudicano più profondamente. E' concentrandoti su loro che puoi costruire l'efficacia o l'inefficacia del tuo punto di vista. 10. Non aspirare con ogni mezzo a scrivere a pagamento, togliendo spontaneità e vigore alla tua scrittura e facendone un'ipotesi posticcia. Ricordati che chi scrive a pagamento ha un unico lettore veramente importante: chi lo paga. Un blog medio ha una cinquantina di lettori attenti ogni giorno, un libro medio ne ha mille volte meno... ci sono libri che vendono cinquanta copie in dieci anni. Il solo mezzo che hai è scrivere cose sempre migliori. Allora saranno i lettori a cercarti e con loro, buoni ultimi, gli editori non potranno fare a meno di te.
Lo userò come pro-memoria personale, perché ne condivido in pieno le affermazioni.
Purtroppo, come avrete notato, ho già "snobbato" l'articolo n. 8... promesso, non lo faccio più!