Il mistero del calzino spaiato

C’è una questione grave che non riesco mai a risolvere, è il mistero del calzino scomparso.
Per quanto mi impegni, e giuro lo faccio veramente, spesso e volentieri mi ritrovo con i calzini spaiati.
Non ho ancora scoperto come questo succeda, se scompaia in lavatrice, si nasconde nel cassetto oppure se lo mangia la tartaruga. Il fatto è che il conto non torna mai.
Il calzino fuggitivo a volte ritorna, quando ormai avevo perso le speranze e subito ne sparisce un altro. Forse giocano tutti quanti a nascondino e ovviamente a qualcuno tocca cuccare. E’ un problema diffuso, ed è uno dei misteri più misteriosamente misteriosi che inquietano il genere umano.
Ceste di calzini spaiati che, dico io, dicono tutti, pure se fossero andati a finire sotto il letto, dietro i mobili, in un altro bucato, dentro a una scarpa, prima o poi uscirebbero fuori e si riappaierebbero, e invece no: il secondo calzino scompare inghiottito da qualche entità astrale, scompare nel buco dell’ozono....e tentare di interrogare i miei animali domestici ?…magari ne sanno più di quanto possa immaginare.
Qualcuno dice che, lavati in bucati diversi, magari si tingono e uno non li riconosce più come coppia: niente di più falso. I calzini spaiati hanno fogge completamente diversi, e non credo che il bucato cambi loro anche la trama del tessuto, il modello e il disegno.
L’unica soluzione che ho trovato sarebbe quella di comprare tutti i calzini uguali, ma tutti tutti. Così non sarebbero più spaiati, solo ogni tanto qualcuno rimarrebbe da solo, per un po’ di tempo, ma almeno la mattina non impazzirei a vestirmi...

...ma il mistero non sarebbe comunque risolto.

martedì 1 febbraio 2011

4 febbraio - Aperitivo (clown;)...sociale con cineproiezione: CLOWN IN 'KABUL


Venerdì 4 febbraio ‘11 alle 20.00, presso la libreria Saltatempo a Ragusa, l’associazione CI RIDIAMO SU’ presenterà la serata: "Il Clown, un virus che guarisce?"

L'evento prevede la proiezione di "Clown in ‘Kabul", film che documenta la missione di un gruppo di medici e clown dottori a Kabul nel 2002.

Negli ultimi dieci anni, da quando nelle società occidentali si è stabilizzata la figura del clown impiegato nei contesti sociosanitari, le missioni umanitarie tarate sulle possibilità positive dei clown dottori sono state moltissime. 
Tutte hanno in comune il messaggio di pace e di speranza che la figura intrinsecamente disarmata, appunto il clown, è in grado di testimoniare. 

La serata permetterà riflessioni sulle ricadute della comicoterapia sulla comunità.

Introdurrà Leonardo Spina (Dott. Spinotto – attore, autore, gelotologo, – presidente della Federazione Internazionale Ridere per Vivere), clown dottore che ha partecipato alla missione in Afghanistan.

Aperitivo “clown” sociale, film e riflessioni condivise : € 3 
(a sostegno delle attività socio-sanitarie dell’associazione CI RIDIAMO SU’ ww.ciridiamosu.blogspot.com)   

CLOWN IN ‘KABUL
Il film documenta un gruppo di Clown provenienti da varie associazioni attive negli ospedali in missione umanitaria nell’Afghanistan distrutto dai bombardamenti. Guidati dal capo spirituale Hunter “Patch” Adams e investiti in maniera ufficiale dal sindaco di Roma Walter Veltroni, i 23 clown dottori provenienti da tutto il mondo partono alla volta di Kabul. La missione “Patchwork for Peace” consiste nel portare aiuti umanitari (cibo, materiale didattico, medicinali) e un sorriso ai bambini afgani.

Il film comincia da Roma, ideale punto di partenza e di arrivo di tutte le strade. In una piazza del Campidoglio variopinta e divertita dal diversivo domenicale di un gruppo di clown che invade la città col suo umorismo ingenuo e irriverente. 
La sequenza che segue è già guerra, quella vista in tanti film, da Kubrick a Coppola, con gli spostamenti su aerei ed elicotteri pesanti e minacciosi. Eppure una volta tanto il C-130 porta un carico di pace e di buon umore, un carico di bombe umane pronte a far esplodere un sorriso su volti impietriti e abituati alla tristezza. Il film segue i clown, le loro intemperanze fisiche, i loro disordinati numeri, senza commento, basando il racconto sulla sola forza delle immagini. Il punto di vista è quello di chi si lascia coinvolgere nell’azione piuttosto che discostarsi a guardare e/o giudicare dall’alto, la macchina da presa è sempre pronta a reagire di fronte alle sconnessioni fisiche e psicologiche di un territorio martoriato.

I clown sono allegri, rumorosi, colorati, ma il primo impatto con la realtà degli ospedali pediatrici afgani è molto duro. Alla fine della prima giornata sui loro volti è dipinto lo sgomento per quello a cui hanno assistito. Tutto ciò, per loro, è comunque uno stimolo per continuare i loro interventi. 
Nel loro viaggio a bordo di un furgoncino dipinto con colori vivaci e coperto di palloncini, visitano ospedali, centri di riabilitazione per mutilati, scuole, campi profughi, lebbrosari, oltre che nei mercati, nelle strade polverose, fra le macerie. Kabul è solo la loro prima tappa, cui seguiranno le valli del Panshir, roccaforte di Massud e dei suoi mujhaidin, e a Bamyan, tra le rovine dei Budda distrutti dai Talebani, incontrando personaggi attivi nel volontariato (tra i quali, ad esempio, il medico fondatore dell’associazione “Emergency” Gino Strada) e improvvisando spettacoli di clownerie ovunque ci sia anche un piccolo gruppo di persone a cui donare un po’ di colore e calore umano.
Con un linguaggio concreto, a tratti crudo e poetico assieme, le immagini restituiscono le forti emozioni prodotte dall’impatto dei clown in una realtà difficile come quella dell’Afghanistan.
I colori dei clown contrastano violentemente con le atmosfere monocrome del paese asiatico, ma paradossalmente, ne rappresentano il completamento necessario.
I volti e le voci dei piccoli afghani, delle loro madri e dei loro parenti offrono allo spettatore emozioni e materiale di riflessione straordinario.
Risulta evidente la contraddizione insanabile tra il desiderio di pace e gioia delle persone comuni e gli strascichi della guerra, le ferite, le mutilazioni, le mine, il degrado umano.
La leggerezza del clown viene compresa, accettata e condivisa con gioia non solo dai bambini e ne risulta esaltata questa figura solo apparentemente comica, dotata in realtà della giusta umanità per proporre una nuova forma di “diplomazia”: emissari di pace, gioia, speranza.
Sono state girate 180 ore di documentazione da cui è stato tratto il film presentato fuori concorso, alla 59° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove è stato accolto da un grandissimo successo di pubblico e di critica
REGIA: Enzo Balestrieri, Stefano Moser
SCENEGGIATURA: Enzo Balestrieri, Stefano Moser
ATTORI: Patch Adams
FOTOGRAFIA: Stefano Moser
MONTAGGIO: Roberto Ciani, Leonida Gennaro
MUSICHE: Nicola Piovani, Pasquale Filastò
PRODUZIONE: STAR EDIZIONI CINEMATOGRAFICHE - TELE + - FILM UNIT '80
DISTRIBUZIONE: MIKADO
PAESE: Italia 2002
DURATA: 72 Min
FORMATO: Colore BETA DIGITAL

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