Il mistero del calzino spaiato

C’è una questione grave che non riesco mai a risolvere, è il mistero del calzino scomparso.
Per quanto mi impegni, e giuro lo faccio veramente, spesso e volentieri mi ritrovo con i calzini spaiati.
Non ho ancora scoperto come questo succeda, se scompaia in lavatrice, si nasconde nel cassetto oppure se lo mangia la tartaruga. Il fatto è che il conto non torna mai.
Il calzino fuggitivo a volte ritorna, quando ormai avevo perso le speranze e subito ne sparisce un altro. Forse giocano tutti quanti a nascondino e ovviamente a qualcuno tocca cuccare. E’ un problema diffuso, ed è uno dei misteri più misteriosamente misteriosi che inquietano il genere umano.
Ceste di calzini spaiati che, dico io, dicono tutti, pure se fossero andati a finire sotto il letto, dietro i mobili, in un altro bucato, dentro a una scarpa, prima o poi uscirebbero fuori e si riappaierebbero, e invece no: il secondo calzino scompare inghiottito da qualche entità astrale, scompare nel buco dell’ozono....e tentare di interrogare i miei animali domestici ?…magari ne sanno più di quanto possa immaginare.
Qualcuno dice che, lavati in bucati diversi, magari si tingono e uno non li riconosce più come coppia: niente di più falso. I calzini spaiati hanno fogge completamente diversi, e non credo che il bucato cambi loro anche la trama del tessuto, il modello e il disegno.
L’unica soluzione che ho trovato sarebbe quella di comprare tutti i calzini uguali, ma tutti tutti. Così non sarebbero più spaiati, solo ogni tanto qualcuno rimarrebbe da solo, per un po’ di tempo, ma almeno la mattina non impazzirei a vestirmi...

...ma il mistero non sarebbe comunque risolto.

lunedì 20 settembre 2010

L'Arte di Vivere




C’è una certa morbosità in questa pulsione a consumare sempre di più, ed esiste il pericolo che un individuo pervaso dal proprio bisogno di consumare non risolva il problema della propria passività, del proprio vuoto interiore, dell’ansia e della depressione che nascono dal non riuscire a dare senso alla propria vita.

L’antico testamento afferma che il peggior peccato degli ebrei è stato di vivere senza gioia nell’abbondanza. Io temo si possa affermare che anche oggi benché si vivano molte esperienze piacevoli e eccitanti si provi ben poca gioia in tutta quest’abbondanza.
Anche il concetto di felicità è legato al consumo, se volessimo affrontare  il tema da un punto di vista filosofico dovremmo risalire all’essenza e  alla psicologia dell’Illuminismo.
Se però oggi chiediamo a una persona che cosa alla fine la rende felice, la risposta sarà che la felicità è potersi permettere tutto quanto si desidera, questo è il concetto di felicità più popolare e probabilmente più diffuso tra gli uomini, che sul consumo si fonda non soltanto la libertà ma anche la felicità, e l’unico ostacolo su questa via è di non possedere denaro sufficiente per consumare tutto ciò che si vorrebbe consumare, ma consumare non rende felici anche se la maggior parte degli uomini ritengono che sarebbero più felici se il loro tenore di vita fosse più alto. 

Molte inchieste, ma anche un semplice sguardo intorno a noi ,dimostrano che così non è. L’uomo è felice quando mette in azione le proprie forze, quando sperimenta se stesso come persona attiva nel mondo.

di Mario Benedetti, scrittore uruguaiano (1920-2009)

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