-"no!"
>"i piedi sono cresciuti e non li ho mai usati fuori nel parco, li ho messi solo un paio di volte in camera mia!"
-"il cuore di una persona e i suoi sentimenti non sono pattini a rotelle!"
>"io non sono del suo parere, se uno il cuore non lo usa che differenza fa se si rompe? se uno se lo tiene per sè forse fa la fine dei miei pattini a rotelle, quando uno si decide ad usarli è troppo tardi, bisogna correre il rischio...non c'è niente da perdere".
[Mamma Ho Perso L'aereo]
Da bambina avevo un paio di pattini a rotelle.
RispondiEliminaRicordo perfettamente il giorno in cui li comprammo: color rosso fuoco e regolabili per fronteggiare il tempo del piede che cresce.
Li indossò anche mio padre: li mise e con fare goffo si ruppe un braccio. Nulla di irreparabile.
Io bambina indossavo quel paio di pattini a rotelle e scorazzavo con fare felice per le strade del mio paese natale sotto uno sguardo sorridente e protettivo di un uomo dall’arto ingessato.
Passarono gli anni e sostituii quei pattini a rotelle con un paio più moderno, decisamente più veloce.
Una grande città prese il posto di quella natale e le piccole strade furono sostituite da un circuito di un giardino pieno di statue dai nomi altisonanti, in parte dimenticati, all’interno del quale vi era un fiume ed un prato diviso in quartini.
Il vento colpiva il volto e le risa erano tante.
Un “pastrocchio” di gioia e divertimento … proprio come quello che vivono i bambini quando disegnano con colori a dita su un foglio di cui si perdono i contorni.
Su quei pattini sembravo esser felice o per lo meno così mi illusi d’essere.
A dire il vero non in poche occasioni sono caduta rischiando più di un braccio rotto, finché in un giorno di piena estate mi ingessarono dalla testa ai piedi.
Prognosi riservata.
Assoluta immobilità delle ossa e del cuore per più di un anno solare.
Diversi amici vennero a trovarmi: molti si dissero sbigottiti per la gravità del danno, alcuni mi chiesero come avessi potuto non prevenirlo, altri lo fanno ancora.
Certi si dissero disponibilissimi ad aiutarmi qualora ne avessi avuto bisogno ma solo dopo scoprii che non tutti stavano dicendo il vero.
Mia madre stava seduta al capezzale impotente, con le lacrime agli occhi ed il cuore ingabbiato dalla rabbia.
Oggi i miei pattini sono in un angolo della mia stanza.
Seppur malandati attendono d’essere puliti e nuovamente indossati.
Non so quanto vicino o lontano sia quel giorno, ma spero d’aver nuovamente la forza di muovermi con ruote sotto i piedi gridando: “Finalmente sono libera e felice di vivere!”.
:o)