Il mistero del calzino spaiato

C’è una questione grave che non riesco mai a risolvere, è il mistero del calzino scomparso.
Per quanto mi impegni, e giuro lo faccio veramente, spesso e volentieri mi ritrovo con i calzini spaiati.
Non ho ancora scoperto come questo succeda, se scompaia in lavatrice, si nasconde nel cassetto oppure se lo mangia la tartaruga. Il fatto è che il conto non torna mai.
Il calzino fuggitivo a volte ritorna, quando ormai avevo perso le speranze e subito ne sparisce un altro. Forse giocano tutti quanti a nascondino e ovviamente a qualcuno tocca cuccare. E’ un problema diffuso, ed è uno dei misteri più misteriosamente misteriosi che inquietano il genere umano.
Ceste di calzini spaiati che, dico io, dicono tutti, pure se fossero andati a finire sotto il letto, dietro i mobili, in un altro bucato, dentro a una scarpa, prima o poi uscirebbero fuori e si riappaierebbero, e invece no: il secondo calzino scompare inghiottito da qualche entità astrale, scompare nel buco dell’ozono....e tentare di interrogare i miei animali domestici ?…magari ne sanno più di quanto possa immaginare.
Qualcuno dice che, lavati in bucati diversi, magari si tingono e uno non li riconosce più come coppia: niente di più falso. I calzini spaiati hanno fogge completamente diversi, e non credo che il bucato cambi loro anche la trama del tessuto, il modello e il disegno.
L’unica soluzione che ho trovato sarebbe quella di comprare tutti i calzini uguali, ma tutti tutti. Così non sarebbero più spaiati, solo ogni tanto qualcuno rimarrebbe da solo, per un po’ di tempo, ma almeno la mattina non impazzirei a vestirmi...

...ma il mistero non sarebbe comunque risolto.

giovedì 4 novembre 2010

Il grido della natura

Nell’ambito delle certificazioni e dei sistemi di gestione, si nota una maggiore sensibilità per quanto concerne la sicurezza sul lavoro e la salute dei lavoratori, rispetto alla ricerca e l’attuazione di sistemi atti a ridurre l’impatto antropico sull’ambiente. In parole povere hanno maggiore spazio sistemi volti ad assicurare una maggiore sicurezza ai lavoratori rispetto a quelli volti ad assicurare maggiore rispetto verso l’ambiente. Nulla di sbagliato nel devolvere energia, anche economica, per migliorare le condizioni di lavoro, dal punto di vista della sicurezza e della qualità di vita. In effetti, a richiedere tale attenzione è l’uomo, lamentandosi, contestando, aggregandosi in organizzazioni (sindacati) volti a manifestare un disagio e a proporre nuove soluzioni per una migliore qualità del lavoro. Quindi, voci, grida, segnali ben chiari e comprensibili per chi sta dall’altra parte, il mondo degli imprenditori, dei grandi gruppi quotati in borsa composti anch’essi da persone che possono recepire il messaggio e rispondere di conseguenza. 
Un messaggio che da parte dell’ambiente arriva non direttamente, non tramite manifestazioni di piazza, ne con lettere o raccomandate di lamentela, non con minacce di sciopero o altro. L’ambiente si manifesta tramite catastrofi naturali, la scomparsa delle mezze stagioni, terremoti, alluvioni, tornadi e uragani in zone mai colpite prima da eventi di tal entità.


L’uomo, purtroppo, agisce, nella maggior parte dei casi, per interesse (strettamente economico) oppure se posto sotto pressione e obbligato a intervenire e a fornire delle risposte. Questo funziona nella relazione uomo-uomo, ma nel caso di uomo-ambiente manca la voce di una delle parti, o meglio, manca il traduttore… l’Ambiente, la Natura parlano, comunicano, si esprimono ed esprimono il loro disagio… il problema sta nell’ignoranza dell’uomo, nel non conoscere la lingua dalla natura. Ignoranza, perchè dovrebbe essere una conoscenza acquisita, che l’uomo dovrebbe avere, o meglio dovrebbe ricordare dall’antichità, dall’età preistorica, era nella quale l’uomo parlava ancora con la natura.

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