
Il primo armadio che si apriva quando volevo, era il comò. Dovevo solo tirare il pomello e dalla serratura l’anta scattava verso di me. Fra tutte le camicie, grembiulini, magliette che vi erano custodite c’era una cosa che trasformava il comò in un’avventura. Dovevo farmi strada fin nell’angolo più riposto; allora incontravo i miei calzini, che se ne stavano l’uno accanto all’altro, arrotolati e rincalzati come si usava un tempo. Ogni paio aveva le sembianze di una piccola borsa. Nessun piacere era più grande dell’immergere la mano quanto più a fondo possibile nel suo interno. Non lo facevo per il tepore. Ad attirarmi verso il fondo era “il regalo” che avevo sempre in mano in quell’interno arrotolato. Quando lo tenevo ben saldo in pugno ed ero certo del possesso della tenera massa lanosa, aveva inizio la seconda fase del gioco che portava alla rivelazione. Ora infatti mi accingevo a estrarre “il regalo” dalla sua borsa lanosa. Lo tiravo sempre più verso di me, sino a quando lo sconcerto era al colmo: avevo estratto “il regalo”, ma “la borsa” in cui era stato custodito non c’era più. Ripetevo di continuo la dimostrazione di questo avvenimento. Mi insegnò che forma e contenuto, custodia e custodito sono la stessa cosa. Mi educò a estrarre la verità dalla poesia con la stessa cautela con cui la mano infantile estraeva il calzino dalla “borsa”.
Variazioni su tema di …
RispondiElimina… parole scritte in un tempo che non è ora
e da una mano di cui non potrei disegnare la sagoma,
ma solo il calore.
"E’ come se la strada la potessi trovare solo nel cuore".
Ché quando la strada stona con lo spartito del cuore non manca cinciallegra ad avvertirti che qualcosa s’ha da mutare.
E sordo è chi non vuol sentire poiché del coraggio di cambiare è povero.
"Ma immagino che un giorno" …
- Non v’è problema per cui non vi sia soluzione -
ho sentito pronunciare ad una donna.
Ché non v’è coraggio di vivere a testa alta guardando quell’Amore che è Luce.
Il cammino par complesso agli occhi di chi non Lo vede. Ma c’è musica intorno ad allietare e svegliare … ché "un giorno le partiture più complesse saranno affrontabili e l’assenza di pensiero concederà all’essere più respiro".
… poesia pregna di realtà!
"Anelo le pause nella musica, per l’attesa del suono di cui si riempiono, e per la pace di quell’attesa che si sa sempre soddisfatta".
Come quando si guarda qualcuno e si aspetta che il silenzio arrivi perché gli occhi possano parlare.
Come quando ci si concede il tempo del calore stretti in un abbraccio a dire: - Sono felice di essere in questo metro quadro che si fa sempre più piccolo e non mi sta stretto!-, protetti da un - Chissà quando ci si rivedrà!- o addirittura - Chissà se ci si rivedrà!-
Che l’altro fa paura, ma "nella pace di quell’attesa" c’è spazio per un pizzico d’intimità del cuore.